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Essere zii è molto diverso da essere genitori: ci sono meno apprensioni e, diciamolo, meno stanchezza. Ma è un ruolo bellissimo: gli zii giocano e insegnano, divertono ed educano. E la ziitudine va oltre il rapporto di parentela.

Zia, tu per me sei sushi e divertimento!, ha dichiarato in tono perentorio e alquanto sintetico mio nipote Leonardo, 7 anni e mezzo, quando proprio domenica scorsa gli ho chiesto amore della zia, ma come mi vedi tu, cosa rappresenta la zia per te?. Non c’è stato verso di farlo esprimere in maniera più dettagliata e, tra una “swippata” all’ipad e uno sguardo alle partite di calcio (sì è un bambino patito, ma veramente patito, di calcio), mi ha risposto semplicemente così. Beata spontaneità e capacità di sintesi.

La ziitudine come inclinazione dell’animo

La domanda nasceva proprio dal desiderio di conoscere anche il “suo” punto di vista, in vista proprio di questo articolo che oggi leggete nel nostro Blog e che parla, appunto, dell’essere zio e zia. La cosiddetta “ziitudine”: una condizione reale se avete fratelli o sorelle che han fatto figli, ma anche un fenomeno, un’inclinazione dell’animo (si può descrivere così?) molto diffusa… che diventa anche un hashtag per le foto insieme al-alla nipote vera, o acquisita.
Uno zio o una zia coccola i nipotini, si prende cura e si diverte con loro. La ziitudine è un bel problema per coloro che hanno nipotini adorabili, perché diventa quella irrefrenabile e incontrollata voglia di dir loro sempre sì, per vederli scoppiare in fragorose risate.

Fenomenologia degli zii

Che sia una questione di sangue o di affetto e legame, qualcosa cambia, ma nemmeno poi tanto nell’essere zii.
C’è una cosa che succede a chi diventa zio, anche se acquisito: ci si arricchisce di una nuova dimensione dell’affettività, una dimensione definitiva, permanente, stabile, dalla quale non si uscirà più. E il senso della misura è simile a quello dei nonni, cioè vicino allo zero. Regali donati come non ci fosse un domani, a volte inutili (ricordo le facce agghiacciate di mia sorella e di mio cognato quando per uno dei primi Natali decisi di regalare a mio nipote una batteria e una serie di strumenti vari e rumorosi), cene e aperitivi romantici a due, giri in bicicletta senza seggiolino, appuntamenti al cinema per non perdere le novità dei cartoni animati, passeggiate in piazza e al parco con l’immancabile pallone da calcio e tante, ma tante risate.
La mia esperienza di zia, di sangue e acquisita, mi porta a descrivere il mio ruolo come “l’alternativa” a mamma e papà. Non un genitore in seconda, perché quel ruolo per lo più è svolto dai nonni. Lo zio e la zia sono parte integrante della famiglia, sì, ma sono anche quella via d’uscita che si presenta ogni qual volta da nipoti si ha bisogno di “leggerezza responsabile”. Ecco, la chiamerei così. E la cosa bella è che la leggerezza è restituita come pegno, mille volte ancora di più.
è la stessa leggerezza che consente agli zii di essere il canale attraverso cui i nipoti scoprono qualcosa dei loro genitori: i racconti di infanzia, per esempio, dove i figli scoprono che anche mamma e papà hanno combinato delle marachelle. E se le racconta lo zio, c’è da crederci. Del resto gli zii sono un altro libro da sfogliare quando il nipote si interroga sulla sua famiglia.
Una leggerezza che reca con sé, però, una certa autorità, come racconta la nostra direttrice Antonella, zia di due nipoti ormai adolescenti: I genitori sono figure costanti che diventano quasi scontate, gli zii no. Ho notato, da nipote prima e da zia poi, che il nipote ha quasi più timore di far arrabbiare lo zio o la zia, che mamma o papà. Perché lo zio non “deve“ per forza stare con te. Da leggerezza e autorità deriva anche una certa autorevolezza, della quale bisogna essere coscienti: se create un buon rapporto con i vostri nipoti, finirete con l’avere in modo naturale anche un certo ascendente su di loro. Come conferma Enza, mamma e zia a distanza: nonostante lei e la nipote si vedano poco, leggo nei suoi occhi l’adorazione per questo tempo, anche se poco, dedicato Solo a lei.

C’è anche un giorno delle zie: 26 luglio

Non solo festa della mamma, del papà e dei nonni. Esiste anche l’aunties day, il giorno delle zie. Si tratta del 26 luglio ed è una festa che Melanie Notkin ha fondato nel 2009 per celebrare ed onorare le zie, sia reali che “acquisite“. Melanie stessa ha dichiarato di aver creato questa giornata speciale perché a tutte queste donne venga riconosciuto il merito del loro amore incondizionato. Una zia è sempre lì per trascorrere un po’ di tempo insieme, piena di amorevoli attenzioni e pronta a fare da confidente ai suoi nipoti, dal giorno della loro nascita e durante la crescita. Molte donne senza figli riescono a dare tantissimo ad altri bambini e queste zie generose meritano il loro giorno.

Maila Nuccilli

Maila Nuccilli

Giornalista pubblicista, fin da bambina affascinata del mondo dei mass media (tv, cinema, e giornalismo) e da sempre appassionata di comunicazione, campo nel quale lavora da oltre 15 anni. Ha iniziato a collaborare con Kid Pass dagli esordi. Attualmente, seguendo la sua passione per il cinema, cura in particolare la sezione sui film e le serie TV dedicate a bambini e ragazzi, oltre ad altri temi e consigli utili ai genitori.

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Giornalista pubblicista, fin da bambina affascinata del mondo dei mass media (tv, cinema, e giornalismo) e da sempre appassionata di comunicazione, campo nel quale lavora da oltre 15 anni. Ha iniziato a collaborare con Kid Pass dagli esordi. Attualmente, seguendo la sua passione per il cinema, cura in particolare la sezione sui film e le serie TV dedicate a bambini e ragazzi, oltre ad altri temi e consigli utili ai genitori.

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