L’indagine commissionata anche in Italia da Citrix, azienda IT, conferma la tendenza rilevata dalla ricerca annuale del Politecnico: i lavoratori ci credono, ora spetta alle aziende. Soprattutto per la tecnologia
Sette italiani su 10 vedono lo smart working come un’opportunità per lavorare bene e meglio. È questo il dato più rilevante che emerge dall’indagine condotta da OnePoll per Citrix, multinazionale IT di soluzioni per aziende, che ha replicato la ricerca in diversi paesi dove ha sede, fra cui il nostro.
Un campione eterogeneo
OnePoll ha intervistato 500 italiani tra i 18 e 55 anni, tutti occupati. Fra di loro, il 70% – appunto – vede lo smart working come una opportunità, mentre solo il 3,6% lo giudica una minaccia. Il resto del campione vede, invece, questa modalità di lavoro come ancora lontana.
Quel 70% corrisponde, di fatto, a chi già sta sperimentando forme di lavoro agile: fra gli intervistati il 23% lavora in smart working qualche ora ogni giorno, il 22,4% almeno una volta alla settimana, il 10,4% ogni 15 giorni e il 5,8% una volta al mese. Per un altro 11,6% lo smart working è più episodico. Per tutti, comunque, la sede di lavoro principale resta l’ufficio.
L’importanza della tecnologia nello smart working
Per lavorare bene da remoto, la tecnologia è fondamentale: lo dicono 9 italiani su 10. Essenziali per gli intervistati da OnePoll sono gli strumenti di condivisione e sincronizzazione, nonché di messaggistica istantanea e sistemi di videoconferenza, in modo da avere i colleghi a portata di click. Questo ovviamente per lavorare bene, ma anche per abbattere la sensazione di isolamento che pare essere, finora, l’unico rischio dello smart working. Quasi la metà degli intervistati, il 41%, ha affermato di aver migliorato il proprio approccio alla tecnologia grazie al lavoro da remoto.
La flessibilità del lavoro agile combinata a una buona strumentazione ha un impatto positivo sulla produttività, perché dà libertà al lavoratore di gestirsi meglio: lo dice un quinto del campione. Impatto rilevato anche dalla indagine annuale del Politecnico di Milano che, tuttavia, parallelamente riscontrava come proprio l’investimento tecnologico fosse uno dei motivi che scoraggiano le Piccole e medie imprese, dove lo smart working stenta a
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